THE WHO
Nati in piena “British Invasion”, gli Who occupano immediatamente una nicchia prestigiosa: quella di campioni del movimento mod. In aggiunta al proprio suono ad elevato voltaggio, il quartetto formato da Pete Townshend (chitarre), Keith Moon (batteria), Roger Daltrey (voce) e John Entwistle (basso) riesce subito a proporre un’immagine decisamente
originale, determinata dai contrasti tra i singoli musicisti della band e dal talento del giovane Townshend, capace di accompagnare alla violenza della sua Rickenbaker testi colti che nascono direttamente nel disagio giovanile di allora e riferimenti culturali inattesi e inediti. Il cocktail musicale degli Who viene sintetizzato nel manifesto che ne pubblicizza l’esibizione settimanale al mitico Marquee di Londra ogni martedì: “maximum rhythm and blues” – un genere del quale danno una rilettura inconfondibile, ponendo le radici dell’hard rock del decennio a venire. Townshend spacca chitarre sul palco, dopo avere mescolato sapientemente parti ritmiche e solistiche; Daltrey fa ruotare il microfono; Moon è un pazzo funambolo del suo strumento, che tortura e sfonda al termine dello show; Entwistle sta fermo e suona. “My generation”, uno dei primi hit, diviene inno e “casus belli”, grazie alla celeberrima frase “I hope I die before I get old”. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta arrivano le due rock opere, TOMMY e QUADROPHENIA, genio puro a cura di Pete Townshend, separate da WHO’S NEXT, migliore album degli Who (1971). La band si trascina stancamente fino al 1978, partorendo l’ottimo WHO ARE YOU? e congedando dal pianeta terra l’amato e sregolatissimo Keith Moon, che rende l’anima come si usa in quegli anni: stroncato da quindici stagioni di stravizi chimici. Dopo la morte di Keith Moon, gli Who restano insieme qualche altro anno, sostituendolo con Kenny Jones e tirando a campare fino a FACE DANCES. Nel 1982 girano gli Stati Uniti nel loro (primo) tour d’addio: aprono il loro show i Clash. Scioltisi, si riuniscono varie volte: li si rivede al “Live Aid”, per “Tommy” alla Wembley Arena per una serie di date nel 1989; organizzano qualche altro tour celebrativo, e continuano a suonare anche dopo la morte di Entwistle nel 2002. Latita la loro produzione discografica, limitata a “best of” e dischi dal vivo. Per nuove composizioni, oltre alle due inserite nella raccolta del 2004, bisogna aspettare l'autunno del 2006, con l'annuncio del primo disco di studio in lungo tempo, una rock opera in 11 canzoni dal titolo è WIRE AND GLASS. Mai campioni assoluti nelle classifiche (da top ten, certo, ma non fenomenali nelle vendite), lo sono regolarmente al botteghino live, specialmente negli Stati Uniti. Segue una cronistoria delle loro tappe fondamentali. 1962: John Entwistle lascia la band in cui da anni suonava dixieland con l’amico Peter Townshend e forma i Detours con il metalmeccanico e vulcanico cantante Roger Daltrey. Nello stesso anno, Townshend entra nel gruppo come chitarrista ritmico. 1963: il batterista Doug Sandom lascia i Detours, che assumono al suo posto Keith Moon, proveniente da una surf-band chiamata Beachcombers. 1964: I Detours si ribattezzano Who e ottengono un ingaggio fisso al Marquee club: qui Townshend, disperato per la qualità dell’amplificazione, sfascia una chitarra durante un concerto. Diventerà una tradizione. Il gruppo assume Pete Maiden come manager, cambia il proprio nome in High Numbers, sposa il look del movimento mod e pubblica il singolo "I'm the face" / "Zoot suit", un fiasco. Kit Lambert e Chris Stamp sostituiscono Maiden, insistono sulla scena mod, restituiscono alla band il nome di Who e li portano alla firma di un contratto con la Decca. 1965: "I can't explain" entra nella top ten dopo l’esibizione straordinaria nello spettacolo televisivo “Ready, steady, go”; in autunno esce MY GENERATION, che dà il titolo all’album. Gli Who sono una celebrità nazionale. 1966: esce A QUICK ONE che, con il titolo “Happy Jack” fa entrare gli Who nella Top 40 americana. 1967: gli Who sono protagonisti di un’esibizione incendiaria al Monterey Pop Festival. 1969: esce TOMMY, la prima “rock opera” riconosciuta come tale. La storia del campioncino di flipper cieco, muto e sordo è un successo mondiale di vendite e, soprattutto, di critica; diventerà anche un’opera teatrale e un film di Ken Russell (1975). 1970: esce LIVE AT LEEDS, formidabile album dal vivo. Townshend si mette al lavoro su “Lifehouse”, che pretendeva di diventare una rock opera fantascientifica; l’opera, al contrario, divora l’autore che cade preda di un esaurimento nervoso e abbandona la stesura dell’album. 1971: esce WHO'S NEXT, prodotto da Glyn Johns: un capolavoro di hard rock, con pezzi imperituri come "Baba O'Riley" e "Won't get fooled again". 1973: gli Who pubblicano QUADROPHENIA, un’altra rock opera, stavolta imperniata su un mod degli anni Sessanta. Il doppio album segna uno degli apici della creatività di Townshend, ma la band risente della complessità del lavoro; Daltrey è scontento del mixaggio che ne penalizza le parti cantate ed il gruppo, sopraffatto da difficoltà tecniche, non riesce a portarlo in tour. 1978: dopo una serie di episodi discografici di scarso rilievo e qualche anno di vite “separate”, gli Who si ricongiungono per WHO ARE YOU?, che avrà un successo enorme proprio con la title track. La tragedia, però, è in agguato: il 7 settembre muore Keith Moon per overdose, dopo anni di abusi di stupefacenti e alcol. La band decide di proseguire con Kenny Jones, ex Small Faces. 1979: al Rivefront Coliseum di Cincinnati, gli Who sono nuovamente faccia a faccia con la morte, quando 11 fans restano schiacciati dalla folla all’ingresso di un loro concerto. E’ un colpo fatale per il gruppo, che perde definitivamente energia, coesione e motivazioni. Townshend scivola nell’assuefazione al brandy e alla cocaina, rischiando l’overdose fatale nel 1981, Entwistle e Daltrey perseguono (come Townshend, del resto) carriere soliste.
Discografia:
1965 - My Generation
1966 - A Quick One
1967 - The Who Sell Out
1969 - Tommy
1971 - Who's Next
1973 - Quadrophenia
1975 - The Who By Numbers
1978 - Who Are You
1981 - Face Dances
1982 - It's Hard
2006 - Endless Wire