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O'JAYS

MI0002106807 copiaLa colonna sonora di Philadelphia. The O'Jays è la band soul per eccellenza degli anni Settanta, la decade nel corso della quale non passa anno senza che ci sia almeno un loro disco d'oro o di platino, oltre a ben tre Grammy nominations come miglior gruppo vocale R&B: forse solo gli Spinners in quel periodo riescono a rivaleggiare con loro nell'apoteosi del cosiddetto 'Philly soul sound', pezzi in cui l'arrangiamento curato fino all'elaborazione maniacale si aggiunge alle morbide e raffinate armonie vocali e a una spruzzata di funk quando l'era della disco dance comincia a

risplendere.Corre l'anno 1957 quando cinque studenti della McKinley High School di Canton, Ohio, si abbagliano con le esibizioni live di Frankie Lymon & The Teenagers e decidono di mettere assieme un quintetto vocale che inizialmente si chiama i Triumphs. Nel 1960 Eddie Levert, Walter Williams, William Powell, Bill Isles e Bobby Massey (i cinque ragazzi di Canton) cambiano il nome in Mascots e firmano il loro debutto un anno dopo con il sigolo "Miracles" che esce per la King di Cincinnati. "Miracles" arriva alle orecchie sensibilissime di Eddie O'Jay, un dj di Cleveland che regala loro un bel po' di passaggi on air e qualche consiglio giusto per la loro carriera, come quello di bussare alla porta della Apollo Records. I cinque ragazzi ringraziano sentitamente addirittura decidendo di chiamarsi The O'Jays e con il nuovo nome firmano per la Imperial, la label del produttore H.B. Barnum che si mette subito al lavoro per il loro vero singolo di debutto: "Lonely Drifter" esce nel 1963, seguito da altri singoli fino al 1965, anno in cui Bill Isles lascia gli O'Jays (che rimangono un quartetto) e soprattutto esce l'album di debutto "Comin' Through" che lascia intravvedere le potenzialità della band soprattutto con la danzereccia "Do The Wiggle" e un paio di ballate come "Lonely Drifter" e "Lipstick Traces". "I'll Be Sweeter Tomorrow (Than I Was Today)" è il primo singolo degli O'Jays a entrare nella Top Ten delle R&B charts quando (1967) il quartetto ha già salutato la Imperial per approdare alla Bell, ma nemmeno questo risultato discografico sembra dare davvero il via alla loro carriera, anzi: scoraggiati dalla difficoltà di dare un seguito al pezzo gli O'Jays sembrano quasi rassegnati a buttare tutto a monte e lasciar perdere dopo la pubblicazione di "Soul Sounds" (album che non riesce a farsi strada fuori dal giro di Cleveland) quando giunge finalmente l'incontro che cambia loro la vita, quello con Kenny Gamble e Leon Huff, la leggendaria coppia di produttori che lavora per la Neptune. Gamble e Huff capiscono al volo le potenzialità degli O'Jays e si mettono subito al lavoro con il quartetto ma i singoli di successo che escono nei due anni successivi sono strozzati dalla chiusura della Neptune nel 1971 che lascia in una specie di limbo il gruppo che intanto perde anche Bobby Massey. Alla vigilia degli anni Settanta gli O'Jays si ritrovano quindi senza una label e praticamente dimezzati nella loro formazione ma è proprio l'incontro con Gamble e Huff che cambierà la loro carriera: i due produttori decidono infatti di fondare la loro label, la Philadelphia International che mette subito sotto contratto gli O'Jays e ne farà uno dei gruppi più importanti del decennio. "Back Stabbers", l'LP di debutto degli O'Jays per la Philadelphia compare nel 1972 e diventa da subito il marchio di fabbrica del suono di Philadelphia: la title track, "Time To Get Down" e "Love Train" diventano i loro pezzi più venduto fin dagli esordi negli anni Cinquanta mentre Gamble e Huff con la Philadelphia International Records si avviano a strappare lo scettro di label soul per eccellenza ai mistri sacri della Stax e della Motown. È anche l'inizio di un successo straordinario per gli O'Jays che nel corso della decade piazzeranno 30 singoli nelle charts R&B e una serie di album clamorosi a cominciare dal follow up "Ship Ahoy", un classico del soul made in Philadelphia con il funky di protesta di "For The Love Of Money" e la suite di 10 minuti della title track che racconta il viaggio attraverso l'oceano degli schiavi africani verso il nuovo mondo. Il 1975 è l'anno di "Survival", altro LP che piazza "Let Me Make Love To You" nella classifica dei singoli e "Give The People What They Want" al top della chart R&B. Intanto però il panorama musicale attorno agli O'Jays è in via di mutazione e anche il trio decide di fare qualche concessione alla moda montante della disco music con l'album "Family Reunion" nel quale compare il loro terzo pezzo capace di entrare nella Top Five delle classifiche Pop, "I Love Music, Pt. 1". Ma la sfortuna si accanisce sugli O'Jays quando a William Powell è diagnosticato un male incurabile e, dopo la sua ultima apparizione nell'album "Message In Our Music" del 1976 lascia per sempre i compagni di tanta strada il 26 maggio 1977. Gli O'Jays chiamano allora Sammy Strain (che ha passato gli ultimi 12 anni con Little Anthony & The Imperials) e tornano lo stesso anno a pubblicare un album, "Travelin' At The Speed Of Thought", che continua nel solco dei profondi messaggi sociali trasmessi dai testi scritti da Kenny Gamble: l'unico singolo a entrare in classifica è "Work On Me" ma l'album è un perfetto esempio dello stile degli O'Jays alla fine degli anni Settanta. Nel 1978 è la volta di "So Full Of Love", disco che non raggiunge le vette di "Back Stabbers", "Ship Ahoy" o "Family Reunion" ma che ha il merito di regalare uno dei loro singoli di maggior successo come "Use Ta Be My Girl" oltre all'accattivante "This Time Baby" che diventerà a breve una hit disco soul nelle mani di Jackie Moore. Intanto la virata verso la disco dance ha prosciugato lo spazio per l'R&B intriso di messaggi sociali e la dimostrazione arriva con il successivo "Identify Yourself" che cerca di seguire il trend della musica disco dance tra Settanta e Ottanta e mostra i primi segni del tempo che passa nella formula ormai consolidata degli O'Jays: nonostante le vendite soddisfacenti è l'inizio del declino degli O'Jays, almeno dal punto di vista delle fortune commerciali dal momento che la band non pensa nemmeno lontanamente allo scioglimento e anzi non lascerà mai del tutto le classifiche R&B tra Ottanta e Novanta. Nel 1987 il trio lascia la Philadelphia International e firma per la EMI con la quale nello stesso anno pubblica "Let Me Touch You", album che recupera il più classico sound degli O'Jays e lo attualizza alle moderne produzioni R&B: "Lovin' You" ha ancora la mano di Gamble e Huff e ricrea il sound Seventies di Philadelphia per saltare al numero uno della classifica R&B. Con gli anni Novanta gli O'Jays non smettono di pubblicare album, piazzando anche qualche altra hit nelle classifiche come "Have You Had Your Love Today?" (dall'album "Serious" del 1989) con Nathaniel Best che rimpiazza Sammy Strain e altri pezzi dai successivi "Emotionally Yours" (1991) e "Heartbreaker" (1993). Nel 1997 (con Eric Grant che si unisce a Levert e Williams) tornano sugli scaffali con "Love You To Tears" al quale segue "For The Love...", l'album che nel 2001, dopo oltre 40 anni di carriera, segna il loro passaggio alla MCA.

 


 

Discografia:

1965 - Comin' Through
1967 - Soul Sounds     
1968 - Back On Top     
1969 - The O'Jays In Philadelphia     
1971 - Super Bad     
1972 - Back Stabbers     
1973 - Ship Ahoy     
1974 - O'Jays Meet The Moments     
1975 - Survival     
1976 - Message In The Music     
1977 - Travelin' At The Speed Of Thought     
1978 - So Full Of Love     
1979 - Identify Yourself     
1980 - The Year 2000          
1982 - My Favorite Person     
1983 - When Will I See You Again     
1984 - Love And More     
1985 - Love Fever     
1987 - Let Me Touch You     
1989 - Serious     
1991 - Emotionally Yours     
1993 - Heartbreaker     
1997 - Love You To Tears     
2001 - For The Love…     
2004 - Together We Are One     
2004 - Imagination     
2010 - Christmas With The O'Jays